Andrea Jonasson in “Spettri” di Ibsen a Torino. Un grande ritorno sulle scene per la grande attrice che, nel capolavoro di Henrik Ibsen, è di scena, dal 6 all’11 dicembre, al Teatro Carignano di Torino, nella versione italiana e adattamento di Fausto Paravidino.

Per la regia di Rimas Tuminas, la grande attrice tedesca vede al suo fianco Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati ed Eleonora Panizzo. Le scene e i costumi dello spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, sono di Adomas Jacovskis, il disegno luci è di Fiammetta Baldisserri, ripreso da Oscar Frosio.
“Spettri” rappresenta uno dei drammi più significativi di Henrik Ibsen. Considerato una commedia sociale, o più propriamente, un dramma borghese, vede mescolarsi, proprio come nei grandi miti della tragedia greca, incesto, follia, verità terribili dopo anni di menzogna.
L’ambientazione però è quella di un’allucinata campagna norvegese, resa grigia e stagnante, come l’animo dei personaggi, da una pioggia battente. In realtà, un luogo in cui il sole e il calore arrivano inutilmente e sempre troppo tardi.

Questa nuova versione del capolavoro del drammaturgo norvegese si svolge in uno spazio onirico, molto nella testa della signora Alving la quale, anni dopo la vicenda di cui Ibsen narra, è visitata dai fantasmi di quella vicenda stessa e continua a riviverla. Ciò che avviene sulla scena è un continuo passaggio tra passato e presente in cui personaggi reali e fantasmi si fondono come in un sogno.
“Spettri” viene spesso considerato l’altra faccia di “Casa di bambola“. La signora Alving è una Nora che non riesce a fuggire. E che si lascia plagiare da un moralismo puritano e convenzionale incarnato dal Pastore Manders, una sorta di coro in questa moderna tragedia.
LA PAROLA A RIMAS TUMINAS
“La storia si sviluppa intorno allo scontro tra Helene, interpretata da Andrea Jonasson, e suo figlio Osvald, impersonato da Gianluca Merolli, scontro che porta a galla vecchi peccati di famiglia”.
“La verità è la cosa più difficile da rivelare”, dice il regista Rimas Tuminas. “In questa produzione è ben rappresentato non solo il disvelamento di segreti familiari, ma anche l’esternazione dei fantasmi che si nascondono e vivono dentro tutti noi“.

“I “fantasmi” sono illusioni che le persone costruiscono a partire dalle proprie debolezze: glorifichiamo le nostre paure e lodiamo le effigia dei nostri carnefici. I “fantasmi” sono le menzogne che adottiamo e che trasmettiamo ai nostri figli”.
“Questo spettacolo è una storia di liberazione dai fantasmi che ci inseguono. Le illusioni collassano, crudeli verità vengono rivelate e l’immagine della famiglia ideale si frantuma rivelando ciascun membro per l’individuo libero qual è”.

“Riconquistare la propria indipendenza attraverso il superamento delle illusioni, come donna e come madre, diventa l’unica strada possibile verso la libertà. I personaggi femminili di Ibsen hanno qualcosa di sbalorditivo e straordinario”.
“Sono tra i più potenti del mondo teatrale. Siamo di fronte ad una donna che vede chiaramente, agisce con coraggio, svela menzogne ed è infallibile nel suo giudizio. È capace di sacrificare tutto in nome della verità”.