Solfrizzi alla prova di Molière al Teatro Manzoni di Milano. Il cimento, dall’8 al 20 novembre, è con uno dei testi più celebri dell’attore e drammaturgo francese, “Il malato immaginario“, vero e proprio capolavoro.
IL CAST
Nell’adattamento e regia di Guglielmo Ferro, lo spettacolo vede in scena, oltre che Emilio Solfrizzi alla prova di Molière al Teatro Manzoni di Milano, un cast numeroso composto da Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Cecilia D’Amico, Luca Massaro e Rosario Coppolino.

I costumi sono invece di Santuzza Calì, le scenografie di Fabiana De Marco e le musiche di Massimiliano Pace.
LE NOTE DI REGIA
Secondo il regista Guglielmo Ferro, “il teatro come finzione, come strumento per dissimulare la realtà, fa il paio con l’idea di Argante di servirsi della malattia per non affrontare “i dardi dell’atroce fortuna”.
“Il malato immaginario”, prosegue Ferro, “ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che un’esistenza ti mette davanti”.

“La tradizione”, continua il regista, “commettendo forse una forzatura, ha accomunato la malattia con la vecchiaia, identificando di conseguenza il ruolo del malato con un attore anziano o addirittura vecchio, ma Molière lo scrive per se stesso.
Quindi per un uomo sui 50 anni , proprio per queste ragioni un grande attore dell’età di Emilio Solfrizzi potrà resistuire al testo un aspetto importantissimo e certe volte dimenticato: il rifiuto della propria esistenza”.
“La comicità di cui è intriso il capolavoro di Molière”, sostiene Ferro, “viene così esaltata dall’esplosione di vita che si fa tutt’intorno ad Argante e la sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni esilaranti”.

Una comicità”, conclude il regista, “che si avvicina al teatro dell’assurdo, Molière, come tutti i giganti, con geniale intuizione, anticipa modalità drammaturgiche che, solo nel ‘900, vedranno la luce. Si ride tanto, come sempre, l’uomo ride del dramma altrui”.