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“Ferdinando” di Ruccello conquista l’Elfo Puccini di Milano

Ferdinando” di Ruccello conquista l’Elfo Puccini di Milano. Fino al 15 maggio è di scena alla Sala Shakespeare con Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio e Francesco Roccasecca, prodotto da Teatro Segreto.

Francesco Roccasecca (Ferdinando) e Chiara Baffi (Gesualda) in “Ferdinando” di Annibale Ruccello, produzione di Teatro Segreto, fino al 15 maggio al Teatro Elfo Puccini di Milano

Con la regia avvincente e riuscita di Nadia Baldi, questa pièce-capolavoro di un autore troppo presto scomparso come Annibale Ruccello (1956-1986) ha entusiasmato, ancora una volta, il pubblico milanese.

LA RECENSIONE

Merito di un lavoro attorale attentissimo degli splendidi interpreti che trasformano la musicalità della parola in gesto iconico. Sbalorditiva l’interpretazione di Gea Martire nei panni della Baronessa Donna Clotilde, borbonica fino al midollo, che si erge tra le grandi attrici che hanno affrontato questo ruolo tanto impervio quanto carismatico.

Accanto a lei l’intensa Gesualda di Chiara Baffi, la sua cugina povera che sferra, alla fine, il temperamento di una leonessa troppo a lungo tenuta alla catena. Ambiguo e, al termine, totalmente sopraffatto dalla potenza e forza femminile, il parroco del paese, Don Catellino, qui un sempre più affascinante e succube Fulvio Cauteruccio.

Gea Martire (Donna Clotilde) in “Fedinando” di Ruccello, Nella foto anche Chiara Baffi, Francesco Roccasecca e Fulvio Cauteruccio

Nel ruolo del titolo sorprende il giovanissimo Francesco Roccasecca che fa suo, più di altri suoi colleghi, il ruolo di Ferdinando, donandogli un’estrema sensualità, un alto omoerotismo e un carisma del tutto animalesco.

Il lavoro della regista Nadia Baldi di questo, che è forse il testo più famoso di Ruccello andato in scena per la prima volta il 28 febbraio 1986, fa di questo “Ferdinando” una vera e propria partitura musicale.

Dal grande letto infatti, che domina la scena con le sue ampie lenzuola, ormai consunte segno di un decadimento di casata e di morale, sembrano muoversi come ali preziose attente al “battere” e al “levare” di questa immaginifica partitura.

Ne esce uno spettacolo di due ore e dieci minuti, compreso l’intervallo, che ritma e cattura l’attenzione del pubblico fino al boato finale degli applausi, mostrando che la “lingua-dialetto”, quello “napoletano”, va oltre ogni confine e ogni più sottile significato.

LA TRAMA

Donna Clotilde, baronessa borbonica, si è rifugiata in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia.

Fulvio Cauteruccio (Don Catellino) e Francesco Roccasecca (Ferdinando) in “Ferdinando” di Annibale Ruccello

È con lei una cugina povera, Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera. I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese, Don Catellino, un prete coinvolto in intrallazzi politici.

Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché non arriva Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza “morbosa e strisciante”. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, a mettere a nudo contraddizioni, a disseppellire scomode verità e a spingere un intreccio apparentemente immutabile verso un inarrestabile degrado.

LA PAROLA ALLA REGISTA NADIA BALDI

“Ferdinando” si concentra”, afferma la regista Nadia Baldi, “su quello che è forse il più insondabile mistero: la mente umana. Nasce così in me l’esigenza di indagare il possibile e impossibile mondo creativo che le donne sanno attuare quando i freni inibitori e culturali non hanno più il loro potere censurante.

Francesco Roccasecca (Ferdinando) e Gea Martire (Donna Clotilde) in “Ferdinando” di Annibale Ruccello

“Tutti i personaggi”, continua Nadia Baldi, “in una prima fase si presenteranno nel loro quotidiano per poi disvelare geniali strategie e stupefacenti mondi interiori. Lo spettacolo si incentrerà su un’indagine minuziosa, sul cogliere le sottigliezze dei gesti, degli sguardi, dei corpi in agguato.

“Racconterà la singolare dinamica”, spiega la regista, “attraverso la quale gli oggetti divengono padroni dei luoghi, mentre le fantasie interiori dei personaggi diventano padroni della loro esistenza, fino a spingerla verso una dimensione surreale, comica, drammatica e imprevedibile: esiste sempre una connessione tra noi e i luoghi, tra noi e gli oggetti, tra noi e la memoria”.

IL VIDEO DEGLI APPLAUSI FINALI ALLA “PRIMA” DI MILANO 2022

 

IL TRAILER DELLO SPETTACOLO

 

Antonio Garbisa
Antonio Garbisa
Giornalista professionista, critico musicale, teatrale e cinematografico, sono nato a Venezia dove mi sono diplomato al Liceo Classico Foscarini e laureato in Lettere con 110/110 e lode all'Università Ca' Foscari. Trasferitomi a Milano, mi sono diplomato in Comunicazioni Sociali all'Università Cattolica del Sacro Cuore. Ho collaborato con diverse testate: "Anna", "Classic Voice", "Libero", "TGR Lombardia", "TGCom", "Metro"
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