“Thaïs” di Massenet torna alla Scala. Un conflitto tra amor sacro e profano, rappresentato al Piermarini di Milano una sola volta, in italiano, nel 1942, diretta dal Maestro Gino Marinuzzi e con protagonisti Mafalda Favero e Gino Bechi. Sul podio ora sale invece Lorenzo Viotti. Marina Rebeka, Lucas Meachem e Giovanni Sala sono adesso i protagonisti. Lo spettacolo segna anche l’atteso debutto scaligero di Olivier Py.
GLI ARTEFICI MUSICALI E REGISTICI DELLO SPETTACOLO
La nuova produzione scaligera, in scena fino al 2 marzo, presenta per la prima volta alla Scala l’originale francese.

Sul podio Lorenzo Viotti, che, a 32 anni, è Direttore Musicale dell’Opera di Amsterdam. Nella buca scaligera ha debuttato nel 2020 con “Roméo et Juliette” di Gounod.
L’allestimento vede per la prima volta ora a Milano una delle figure più eminenti del teatro europeo degli ultimi anni, Olivier Py, regista, scrittore, attore e dal 2013 Direttore del Festival di Avignone.
A lui il compito di dipanare un testo vertiginoso per gli innumeri rimandi letterari e religiosi che si snodano per oltre due millenni. Si va da Terenzio a Dante passando per Roswitha fino al romanzo di Anatole France e a Borges. Vertiginoso è soprattutto per la capacità di interrogare il rapporto tra Eros e Agape, le diverse forme d’amore, le prigioni in cui la paura ci chiude, il nostro ardente e incerto desiderio di felicità.

Py, solleva il velo dell’orientalismo pompier per rivelare un testo densissimo di implicazioni teologiche ed esistenziali. Come? Attraverso una fitta rete di rimandi iconografici in cui ricorrono, in diverse versioni, le Tentazioni di Sant’Antonio.
IL CAST DELL’OPERA
Opera costruita da Massenet sul carisma di un grande soprano, “Thaïs” vede tornare sul palcoscenico scaligero Marina Rebeka, già protagonista tra l’altro di una folgorante “La traviata” diretta da Zubin Mehta. Insieme a lei il baritono americano vincitore di un Grammy Lucas Meachem come Athanaël e l’ormai affermatissimo tenore italiano Giovanni Sala come Nicias.
Ma il cast illustra anche la volontà del Teatro alla Scala di dare spazio ai migliori giovani cantanti. I riflettori sono puntati infatti su Caterina Sala (Crobyle), già Barbarina e prossimamente Najade alla Scala, Anna-Doris Capitelli (Myrtale) la cui carriera rossiniana ha da poco toccato Bergamo (“Barbiere”) e arriverà a Pesaro (“Ory”).
E inoltre Federica Guida (La Charmeuse) che, dopo essersi messa in luce ne “La Calisto”, tornerà come Oscar in “Un ballo in maschera”. E ancora Valentina Pluzhnikova (Albine), Insung Sim (Palémon) e Jorge Martínez (un servitore).
Un’ora prima di ogni spettacolo si terrà la consueta conferenza introduttiva, tenuta da Liana Püschel e con la partecipazione del Maestro Viotti.

LA CARRIERA DI LORENZO VIOTTI
A 32 anni Lorenzo Viotti è uno dei direttori più interessanti e ricercati del panorama internazionale. Direttore Musicale della Dutch National Opera, nel 2022 ha proposto “Der Zwerg” di Zemlinsky e la “Missa in tempore belli” di Haydn e dirigerà “Tosca” con la regia di Barrie Kosky.
In pochi anni ha diretto tra l’altro il Concertgebouw, i Berliner Philharmoniker, il Gewandhaus, la Staatskapelle Dresden, l’Orchestre National de France e l’Orchestra Gulbenkian di Lisbona che ha guidato fino al 2021 attraendo nuovo pubblico con progetti speciali.
In campo operistico Viotti ha diretto, tra l’altro, “Manon Lescaut” a Francoforte, “Rigoletto” a Stoccarda e Dresda, “Werther” a Francoforte e Zurigo, “Tosca” a Francoforte e Tokyo, “Carmen” ad Amburgo e Parigi, “Die Csárdásfürstin” a Zurigo e “Faust” a Parigi.
LA CARRIERA DEL REGISTA OLIVER PY
Regista di prosa, opera e cinema, attore, drammaturgo, traduttore, saggista e organizzatore, Olivier Py, che debutta alla Scala con questa produzione, è una figura cardine nel teatro europeo degli ultimi decenni.
Difficile riassumere in poche righe l’intero corpus della sua opera e delle sue attività: come regista di prosa. Sono da ricordare le sue messe in scena di Claudel, Eschilo e Shakespeare di cui è anche traduttore, come saggista la “Lettera ai giovani attori” (2000) e “Les 1001 définitions du Théâtre” (2013), come romanziere “Les Parisiens” (2016).

Propugnatore di un teatro intensamente lirico ma anche specchio del presente, ha spesso preso posizione nel dibattito culturale e politico.
Si ricorda almeno il “Requiem pour Srebrenica” ad Avignone nel 1999. Dal 2013 è Direttore del Festival di Avignone, il primo artista a occupare questa posizione dopo Jean Vilar.
Tra i prossimi impegni operistici “La Juive” a Sidney e a Lione, “I vespri siciliani” alla Deutsche Oper di Berlino,”La dama di picche” a Tolone e Avignone, “Lohengrin” e “Les Huguenots” a Bruxelles.