Un “Sogno” in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino. E’ quello celeberrimo di William Shakespeare che rivive, dal 14 dicembre al 16 gennaio, in una nuova produzione diretta ed interpretata da Valerio Binasco.

Così il direttore artistico del Teatro Stabile di Torino torna ad un autore al quale è profondamente legato nel duplice ruolo d’interprete e di regista. Un altro Shakespeare, quello di “Molto rumore per nulla”, era andato invece in scena, sempre prodotto dal Teatro Stabile di Torino con la regia di Silvio Peroni.
GLI INTERPRETI IN SCENA
“Sogno di una notte di mezza estate” è una commedia delicata e sottile che richiede una compagnia affiatata ed intensa sul palcoscenico. Qui ad esserne interpreti in scena, oltre a Valerio Binasco, sono altri 16 attori/attrici.
Si tratta di Davide Antenucci, Fabrizio Costella, Michele Di Mauro, Giordana Faggiano, Lorenzo Frediani, Olivia Manescalchi, Daniele Marmi, Nicola Pannelli, Cristina Parku, Greta Petronillo, Franco Ravera, Dalila Reas, Francesco Russo, Letizia Russo, Michele Schiano di Cola e Valentina Spaletta Tavella.
IL VALORE DEL TESTO
Con questo “Sogno di una notte di mezza estate” Valerio Binasco, dopo il più recente “Amleto”, ci si immerge in un piccolo dramma che, come ha scritto Croce, “sembra nato da un sorriso, tanto è delicato, sottile, aereo”.

Un “Sogno” in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino che affronta con perizia l’amore, le sue zone buie e le sue armonie conquistate faticosamente. Un tema, quello dell’amore, che Binasco ha saputo declinare attraverso autori e testi diversi, ma con un’originalità e un’intensità apprezzati da critica e pubblico.
LA TRAMA
La notte di mezza estate è quella del solstizio ed è una festa che risale ad antiche credenze pagane, tipiche dei Paesi nordici. E’ una notte magica, la più breve dell’anno, in cui un tripudio di luci e falò illumina campi e terreni.
E’ lo spunto per una tra le commedie più famose di Shakespeare che racconta tre storie d’amore che si incrociano fra loro. In una felice miscela si uniscono il mondo classico e quello nordico fiabesco, le allegorie rinascimentali, i romanzi cavallereschi, la tradizione greco-latina.

Sul palcoscenico la commedia degli equivoci racconta gli amori incrociati di Ermia e Lisandro, Demetrio ed Elena, il bosco fatato di Oberon e Titania, che rievocano nei loro litigi quelli di Giove e Giunone. Ma anche la malizia del folletto Puck, che reputa folli gli uomini e non fa altro che far innamorare le coppie sbagliate coi filtri del suo signore.
E la recita degli attori-artigiani che rappresentano l’opera nell’opera, il dramma di Piramo e Tisbe. Per finire poi con il matrimonio mitologico di Teseo e Ippolita. Un complicato intreccio che la cifra registica di Binasco, con i suoi echi cinematografici e la capacità di isolare ed evidenziare i nodi narrativi delle opere, può valorizzare al meglio.