Il direttore principale Riccardo Chailly sale sul podio della Filarmonica, lunedì 22 novembre, alle ore 20, al Teatro alla Scala di Milano per dirigere l’ultimo appuntamento del ciclo dei “Concerti d’Autunno”. Sui leggii due affreschi romantici che colgono i riflessi della natura: da una parte la “Sinfonia n. 3 in la minore Op. 56 “Scozzese”” di Felix Mendelssoh-Bartholdy, di cui Chailly dirige la versione di Londra del 1842, e la “Sinfonia n. 6 in fa maggiore Op. 68 “Pastorale”” di Ludwig van Beethoven.

Il Maestro Chailly accosta qui due capolavori romantici per la loro ideale vocazione a rendere il genere sinfonico l’espressione di un percorso ideale, i cui contenuti erano però tutti da definire. La sensibilità romantica di Mendelssohn doveva portare il compositore a trovare anche in una tipologia paesaggistica, naturalistica, la giusta risoluzione del problema. Di qui l’idea di una Sinfonia “Scozzese”, come di una “Italiana”, i cui obiettivi non sono però certo descrittivi, i cui esiti non sono folcloristici.
Anche il dibattito sul valore da attribuire al programma della “Pastorale” beethoveniana ebbe origine probabilmente da una natura ambigua della Sinfonia. Beethoven s’invaghì del progetto ardito e sperimentale di comporre una Sinfonia cercando uno stile di mezzo tra l’antico e il moderno, inoltrandosi su un sentiero radicalmente nuovo anche per lui.
Consapevole che il suo progetto non era facile da comprendere l’autore si premurò di aggiungere nel manoscritto “più espressione del sentimento che pittura”. Da allora la critica ha oscillato come un pendolo tra letture di tipo rigorosamente ermeneutico e la negazione di qualsiasi rapporto tra forma musicale e descrizioni poetiche.