Pulsioni, paure e desideri nascosti. Tutto questo si ritrova oggi nella riscrittura della celebre tragedia “Macbeth” di William Shakespeare che è frutto di un lungo lavoro di ricerca drammaturgica condotta dal regista Carmelo Rifici con Angela Dematté, sua fedele compagna di lavoro e di scrittura, e da Simona Gonella, qui in veste di dramaturg.

Così si presenta “Macbeth, le cose nascoste”, lo spettacolo, prodotto da LAC Lugano Arte e Cultura insieme a TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Metastasio di Prato, ERT / Teatro Nazionale, in tournée fino al 21 novembre al Teatro Storchi di Modena, poi, dal 25 al 28 novembre, al Teatro Astra di Torino per la Stagione TPE 21.22 e, dal 2 al 5 dicembre, al Teatro Metastasio di Prato.
Ad esserne protagonisti sul palcoscenico per questo “Macbeth” tanto psicanalitico che decostruisce l’anima nera dell’uomo sono Alessandro Bandini, Alfonso De Vreese, Angelo Di Genio, Tindaro Granata, Leda Kreider, Maria Pilar Pérez Aspa ed Elena Rivoltini.

Un lavoro che prosegue l’indagine sulla riscrittura dei classici e degli archetipi dell’inconscio collettivo che il regista Rifici ha iniziato con “Ifigenia, liberata”, e che questa volta compie avvalendosi della psicoanalisi grazie alla consulenza di uno psicoanalista di scuola junghiana, Giuseppe Lombardi, e dell’esperta di comunicazione non verbale Luciana Vigato.

Un “Macbeth” in cui il protagonista si fa letteralmente in tre grazie a Tindaro Granata, Angelo Di Genio, entrambi “Premi Ubu”, e Alfonso De Vreese. E tre sono anche le mogli/ladies, incarnate da Leda Kreider, Elena Rivoltini e Maria Pilar Pérez Aspa, mentre il giovane Alessandro Bandini, vincitore del “Premio Scenario 2019”, impersona gli sfortunati figli della tragedia scozzese. Gli attori tutti affondano nel magma archetipico che il Bardo fa affiorare nei personaggi delle streghe.

Lo spettacolo nasce da un viaggio nell’anima degli attori alla ricerca dei loro lati nascosti, itinerario pensato da Carmelo Rifici quale ricerca di uno spazio di condivisione tra gli stessi attori e gli spettatori. Dopo l’esame di un’ampia bibliografia e in seguito ad approfondite discussioni, si è partiti infatti sottoponendo ciascun attore ad una seduta di psicanalisi.

La sessione ha permesso ad ognuno di esplorare gli innumerevoli legami tra il sé e l’universo simbolico del “Macbeth”, alla “ricerca della propria strega”. Un’esplorazione del rapporto psicanalista/paziente/oggetto a partire dalla quale formulare una rinnovata lettura del testo shakespeariano.
“Durante le sedute di analisi”, ha spiegato Rifici, “gli attori hanno ripercorso, in bilico tra le proprie esperienze personali e le suggestioni dell’opera, tutti i temi del testo. Davanti alle telecamere nello studio dello psicoanalista ha preso vita una bizzarra e inquietante danza, quasi una lotta, tra l’inconscio vivo dell’attore, l’ombra dei personaggi e l’impudica lama del linguaggio della psicoanalisi”.
Il materiale raccolto nei video è stato rivisto, montato e ricreato per gli spettatori ed è diventato parte costitutiva dello spettacolo.
IL TRAILER DELLO SPETTACOLO
“Il progetto è stato articolato in tre parti”, ha sottolineato il regista, “la prima consiste in un’analisi degli attori coinvolti nello spettacolo. Dai loro lati “nascosti” si passa alla seconda fase, quella del lavoro sui personaggi: Macbeth vuole scoprire che cosa c’è oltre le cose conosciute, vuole distruggere il senso delle cose. […] La terza sezione è invece legata al mondo infero delle streghe, di Ecate, il mare nero nel quale nuota inconsapevolmente la collettività, la comunità degli uomini”.

Lo spazio scenico accoglie un grande schermo tripartito che ricorda sia i trittici baconiani sia la pittura sacra medievale, sul quale appaiono lo psicoanalista, gli attori e vari elementi trasfigurati. I contenuti video sono creati dalla sensibilità della video artista finlandese Piritta Martikainen che, con il suo lavoro, esplora il legame tra “natura” e “subconscio”, in un’indagine che unisce presente e passato, realtà e immaginazione, alla ricerca dell’identità nascosta, l’ombra nera dell’uomo.
“Il “Macbeth” parla di qualcuno che si confronta coraggiosamente con il tema dell’Ombra”, sostengono lo psicoanalista Lombardi e l’esperta di comunicazione non verbale Vigato, coinvolti entrambi nel lavoro di ricerca, “benché alla fine si dimostrerà non essere all’altezza del confronto che si era posto. Nel lavoro analitico il confronto con l’ombra, per quanto doloroso e impegnativo, è comunque fattibile, alla condizione di una sufficiente sincerità intellettuale. La difficoltà vera sta nella decisione di cosa fare dell’ombra che si concretizza: non si può più rimuoverla, ma neppure aggirarla. Il problema è integrarla. Ma o si ha la forza d’animo sufficiente per questa integrazione o se ne è disintegrati”.