Tempo di doppi debutti al Piccolo Teatro di Milano dal 3 novembre. Già, perché a far alzare il sipario in questa giornata sono al Teatro Strehler “Piazza degli Eroi” di Thomas Bernhard, regia di Roberto Andò, con repliche fino al 14 novembre, e al Teatro Grassi “Tavola tavola, chiodo chiodo…” di e con Lino Musella, con repliche fino al 7 novembre.
Il primo, “Piazza degli Eroi (Heldenplatz)” è considerato l’ultimo capolavoro di Thomas Bernhard e uno dei più grandi scandali teatrali nella storia dell’Austria del dopoguerra. Motivo? Ferocemente critico nei confronti della classe politica austriaca del dopoguerra, secondo lui colpevole di non aver mai veramente tagliato i ponti col passato nazista, Thomas Bernhard scrisse questo testo nel 1988. Si trattò per lui di una sorta di testamento teatrale e politico che all’epoca fu associato al testamento personale dell’autore, morto il 12 febbraio 1989, dove era disposto il divieto di pubblicazione e messinscena delle sue opere nel proprio paese.

In occasione del debutto, al Burgtheater di Vienna il 4 novembre dello stesso anno, l’opera suscitò uno dei più grandi scandali teatrali nella storia dell’Austria del dopoguerra, soprattutto per gli espliciti riferimenti temporali e di luogo, cosa inusuale nelle opere di Bernhard: la data – Vienna, marzo 1988 – e il titolo, “Heldenplatz” ovvero la piazza in cui nel 1938 Hitler annunciò alla folla l’Anschluss, ovvero l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.
Oggi, a più di trent’anni anni dal debutto, il regista Roberto Andò considera necessario e urgente rimettere in scena questa pièce, mai rappresentata in Italia, della durata di centocinquanta minuti, inclusi due intermezzi musicali senza uscita del pubblico. “Se è venuto il tempo di rappresentare in Italia “Piazza degli Eroi”, ha spiegato il regista, “è proprio perché, a dispetto della inedita precisione realistica di Bernhard, oggi per comprendere il senso di questo testo visionario e catastrofico non servono indicazioni di luogo e di tempo. Ognuno degli spettatori capirà subito che l’azione si svolge in una qualsiasi piazza da comizio, di una qualsiasi città d’Europa”.
“L’Austria di Bernhard” è ormai ovunque”, ha continuato Andò, “la storia del professor Schuster, una mente matematica filosofica, suicida per protesta contro l’avanzare della barbarie antisemita, è raccontata dal drammaturgo in una partitura a più voci, modulando una orchestrazione perfetta dove appaiono come relitti citazioni di altri grandi testi, tra tutti, “Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov.

“La piazza e le voci inneggianti che si levano a disturbare la mente sconvolta della vedova del suicida”, ha commentato il regista, “!sono la piazza e le voci che ovunque nell’Europa smarrita di oggi invocano l’uomo forte, “un regista che li sprofondi definitivamente nel baratro”, come dice lo zio Robert, il fratello del suicida, parafrasando lo stesso Bernhard. Ad affiancarmi in questa impegnativa impresa ho chiamato Renato Carpentieri, geniale attore e intellettuale, da tempo mio complice, e Imma Villa, una delle grandi interpreti del teatro italiano, un’artista della scena la cui fama non è ancora pari al talento”.
Sulla scena con loro fino al 14 novembre allo Strehler anche Betti Pedrazzi, Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello ed Enzo Salomone in una produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale.

Il secondo spettacolo in scena dal 3 al 7 novembre al Teatro Grassi è “Tavola tavola, chiodo chiodo…” di e con Lino Musella. Un monologo, prodotto da Elledieffe, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale diretto da Roberto Andò, tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo della durata di un’ora e quaranta minuti, senza intervallo.
Un vero e proprio omaggio al celebre drammaturgo, attore e regista partenopeo nato nella forzata pausa imposta dalla pandemia, dagli studi di Musella intorno a Eduardo e da riflessioni sul mondo dello spettacolo e sulle sue sorti.
In questo “assolo con musica”, Lino Musella dà dunque voce e corpo alle parole che Eduardo rivolge, ad esempio, alle Istituzioni, sia negli scritti che indirizza nell’ottobre del 1959 al Ministro del Turismo e Spettacolo Umberto Tupini sia quando nel 1982 a Palazzo Madama si rivolge direttamente ai suoi colleghi senatori, ma anche note private riferite ai suoi sodali.
Ad esempio come quelle dei carteggi relativi all’impresa estenuante per la ricostruzione e il mantenimento del Teatro San Ferdinando e alcuni estratti di articoli di giornali, a sua firma o a lui riferiti.

Con Lino Musella sul palco si trova anche Marco Vidino che esegue dal vivo, tra brani inediti e di repertorio, le musiche dello spettacolo. “In questo tempo mi è capitato” ha scritto l’autore nelle sue note, “di rifugiarmi nelle parole dei grandi: poeti, scrittori, filosofi, drammaturghi, e su tutti Eduardo De Filippo, per cercare conforto, ispirazione o addirittura per trovare, in quelle stesse parole scritte in passato, risposte a un presente che oggi possiamo definire senza dubbio più presente che mai”.
“E’ nato così in me”, ha spiegato Musella, “il desiderio di riscoprire l’Eduardo capocomico e, a mano a mano, ne è venuto fuori un ritratto d’artista non solo legato al talento e alla bellezza delle sue opere, ma piuttosto alle sue battaglie, potremmo dire “donchisciottesche”, condotte instancabilmente tra vittorie e fallimenti”.
“Tavola tavola, chiodo chiodo…” sono le parole con cui termina la dedica a Peppino Mercurio, storico macchinista di Eduardo, che il drammaturgo fa incidere su una lapide tuttora posizionata sul palcoscenico del San Ferdinando. Un omaggio al suo sodale capomastro che tavola su tavola, appunto, aveva ricostruito quello stesso palcoscenico distrutto dai bombardamenti nel 1943.

“Faccio parte di una generazione nata tra le macerie del grande Teatro”, ha aggiunto Musella, “e che può forse solo scegliere se soccombere tra le difficoltà o tentare di mettere in piedi, pezzo dopo pezzo, una possibilità per il futuro, come ermeticamente indica quella dedica. Questo grande artista è costantemente impegnato a ‘fare muro’ per smuovere la politica e le Istituzioni e ne esce spesso perdente, in parte proprio come noi in questo tempo, ma anche da lontano non smette mai di alzare la sua flebile, roboante voce e mi piace pensare che lo faccia proprio per noi”.
Significativo in fase di preparazione è stato il sostegno sia di Tommaso De Filippo, impegnato nella cura dell’eredità culturale della famiglia essendo figlio di Luca e nipote di Eduardo De Filippo, sia di Maria Procino che ha affiancato Musella nella ricerca storica. Tutto questo nel solco della lezione di Eduardo, prima, e di Luca, poi, che non hanno mai tralasciato, quale attitudine privilegiata del loro lavoro, un costante impegno per la creazione di occasioni di dialogo tra le generazioni, impegnate in scena e per la scena.