Sulle note delle celebri “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, si chiude, il 22 luglio 2021, al Teatro Astra di Torino la rassegna “Palcoscenico Danza” diretta da Paolo Mohovich. I quattro concerti del Prete Rosso sono qui d’ispirazione alla coreografa e ballerina francese Aurelie Mounier.

Interpretato sulla scena da sette danzatori della fiorentina Compagnia Opus Ballet, diretta da Rosanna Brocanello, il balletto “Le Quattro Stagioni” di Mounier è un grande dipinto rinascimentale. Vivaldi creò la sua opera più celebre come una vera e propria sceneggiatura cinematografica ante litteram.

Primissimo esempio di musica a programma, ovvero di composizioni a carattere prettamente descrittivo, i quattro concerti e gli elementi che li compongono riflettono sul rapporto tra la natura, l’uomo e il tempo.
Prendono così forma nel nostro pensiero, le piante, gli animali, il vento, i sassi… E, nella straordinaria sequenza vivaldiana, gli uccelli, l’acqua, i pastori, le danze, il caldo, il freddo: le quattro stagioni. Introdotta dall’opening “Gravity”, la serata è un’occasione per riflettere sul rapporto tra uomo, natura e tempo.
“Creare un nuovo spettacolo di danza su “Le Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi”, ha spiegato l’esperta e studiosa Silvia Poletti, “è stata fatta dall’autrice Aurelie Mounier qualche mese prima dell’improvviso lockdown mondiale, ma già in esso serpeggia, come si vedrà, un sottile senso di disagio e inquietudine. Propiziatorio, però, anche del desiderio di riappropriarci della bellezza, della vitalità, dell’emozione – espresse dalla fusione tra musica e danza, celebrate finalmente dal vivo grazie all’ariosa danza di COB Compagnia Opus Ballet”.

“Sono particolarmente felice di ospitare all’interno di “Palcoscenico Danza”, ha sottolineato il direttore Paolo Mohovich, “la Compagnia Opus Ballet con le creazioni della giovane coreografa francese Aurelie Mounier per un duplice motivo. Da un lato, perché quella diretta da Rosanna Brocanello è una compagnia giovane e promettente che nel tempo è riuscita sempre di più a confermarsi ed affermarsi sul territorio italiano; dall’altro perché il lavoro di Aurelie Mounier, ancora poco conosciuta e rappresentata in Italia, è espressione di quella danza contemporanea formalista che la rassegna intende perseguire e promuovere. Ho deciso, pertanto, di affidare loro la chiusura del cartellone per un finale su musica vivaldiana all’insegna della bellezza tra visioni oniriche e spensieratezza. Un augurio di speranza e rinascita dopo i momenti cupi e difficili che abbiamo dovuto affrontare”.