Primo romanzo di Isabelle Allende, pubblicato a Buenos Aires nel 1982 e tradotto e pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1983, “La casa degli spiriti“, celebre anche nella sua versione cinematografica di Billie August del ’93 con Jeremy Irons, Meryl Streep, Glenn Close, Vanessa Redgrave, Winona Rider ed Antonio Banderas, si fa ora teatro.
Per otto date infatti, dal 13 al 21 luglio 2021, alle ore 19.30, con la drammaturgia e la regia di Corrado Accordino, sbarca al Teatro Franco Parenti di Milano in una produzione della Compagnia Teatro Binario 7, in collaborazione con PianoinBilico.

Sul palco sale l’attrice Silvia Giulia Mendola e la voce dal vivo di Linda Messerklinger. In scena si vedono evocativamente soltanto una sedia e la scatola con la stella che contiene i diari di Clara.
E poi i suoi ricordi, un telo per proiezioni di stoffa a trama larga: bianco, come le mura de Las Tres Marias, come il nome di tutte le donne di questa famiglia – Clara, Blanca e Alba.
In realtà, un monologo, recitato dal personaggio di Alba, che poi si cala nelle vesti di tutte le donne. Quelle donne che, una generazione dopo l’altra, le hanno consentito di essere quello che è ora.
La loro storia, circolare ed ereditaria, non manca di spiritismo. E’ un intreccio di realtà e di finzione, di amori e crudeltà, di carità e di follia. Nel loro mondo le bambine nascono con i capelli verdi e le apparizioni siedono a tavola conversando con chi è in vita. Accanto a quello dei vivi si dispiega il mondo dei morti, vivi come chi è in vita.
“A mia madre, a mia nonna e alle altre straordinarie donne di questa storia” è la dedica che apre il romanzo di Isabel Allende. “La casa degli spiriti” è un’opera matriarcale. Clara, Blanca e Alba: sono complesse e diversissime tra loro le tre donne che rappresentano le varie generazioni della famiglia.
C’è Clara, la chiaroveggente e la figlia Blanca, l’artista, e poi Alba, che vive la rivoluzione. Accanto a loro molte altre donne: nessuna si presenta come un’eroina, tutte cercano di fare quello che trovano giusto.
Si racconta sul palco la storia di una famiglia attraverso la forma del monologo. Le vicende si svolgono sullo sfondo politico-sociale del Cile durante gli ultimi decenni del Novecento, quelli del golpe, il colpo di stato del generale Pinochet del 1973, la violenza e il terrore della dittatura militare e la lenta ripresa di una vita normale, del ritorno della democrazia.

Qui il linguaggio teatrale, in grado di evocare fantasmi grazie alla potenza dell’immaginazione, è in grado di fare vedere e percepire anche quello che non c’è, attraverso la parola.
Il corpo dell’attrice fa precipitare così il pubblico nel racconto magico: nel turbine della vita e della morte attraverso i sogni, le visioni, le violenze, l’odio, le vendette, i desideri, le passioni e l’amore che legano tra di loro i protagonisti del romanzo.