“Un duello a singolar tenzóne”, avrebbe sentenziato ieri qualcuno. Già, perché su due palcoscenici del Piccolo Teatro di Milano sono in scena, entrambi in replica fino al 20 giugno 2021, due spettacoli attesi e, tra loro, molto diversi.
Al Teatro Grassi il sipario si alza infatti sulla sua nuova produzione de “Una divina commedia“, riduzione e adattamento per marionette de “La Divina Commedia” di Dante Alighieri su appunti di Eugenio Monti Colla, mentre al Teatro Strehler è allestito “Furore“, tratto dal romanzo di John Steinbeck, con l’adattamento di Emanuele Trevi, su ideazione e voce di Massimo Popolizio.
Il primo, della durata di 110 minuti senza intervallo è su musica di Danilo Lorenzini ed allestito dalla Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli. L’idea di affiancare la marionetta al verso e all’immaginario dantesco risale ad alcuni decenni fa, quando Eugenio Monti Colla, già alla fine degli anni Ottanta, diede incarico agli allora giovani laboratori di ideare e realizzare i primi materiali per un eventuale allestimento.

Oggi, a quattro anni dalla sua scomparsa, la Compagnia Carlo Colla & Figli realizza finalmente questo progetto. Come affrontare un’opera di una immensità tale e di una grandezza spropositata rispetto alla dimensione della marionetta? La Carlo Colla & Figli parte da questa particolare dimensione. Ovvero la marionetta come unità di misura, non solo per le proporzioni dimensionali, ma anche e soprattutto per la capacità evocativa e metaforica del piccolo attore di legno, mosso a distanza dal marionettista e dall’autore. Sono loro che risultano essere i veri demiurghi di un’azione che vive e si articola in un’empatia che permette di leggere le “nostre” realtà a debita distanza.
La “marionetta” è divenuta quindi il metronomo per comprendere come ripercorrere il viaggio del Sommo Poeta, come ridurre i versi originali, per capire quali episodi rappresentare e quali situazioni potessero essere messe in rilievo da un linguaggio teatrale tanto particolare nella sua forma.
Le marionette porteranno per mano lo spettatore a ripercorrere i momenti dell’Inferno, ad assaporare alcune delle atmosfere del Purgatorio sino a compiere un salto nel Paradiso, inteso come una delle “Apoteosi” tipiche degli spettacoli marionettistici della più radicata tradizione.

Per questo sono state realizzate nuove sculture e nuove marionette, circa 180 comprese le sagome, dei nuovi costumi, oltre allo studio ed alla realizzazione dell’impianto scenico. Lo spettacolo è sostenuto dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, nell’ambito del progetto “Dante delle Marionette” che prevede anche l’allestimento della mostra “Le figure di Dante” al MuTeF, Museo del Teatro di Figura di Milano, e della rassegna di Teatro di Figura “Dante in baracca”, organizzata nei mesi di giugno/luglio allo Stabilimento BASE, negli spazi dell’Ex Ansaldo di Milano.

Il secondo, prodotto dalla Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma – Teatro Nazionale, è il racconto di una delle più devastanti migrazioni di contadini della storia moderna. Qui Massimo Popolizio presta corpo e voce al racconto che John Steinbeck trasformò un’esperienza giornalistica, umana e politica in grande letteratura.
Nell’estate del 1936, il San Francisco News chiese a John Steinbeck di indagare sulle condizioni di vita dei braccianti sospinti in California dalle regioni centrali degli Stati Uniti, soprattutto dall’Oklahoma e dall’Arkansas, a causa delle terribili tempeste di sabbia e dalla conseguente siccità che avevano reso sterili quelle terre coltivate a cotone.

Il risultato di quell’indagine fu una serie di articoli da cui l’autore americano generò, tre anni dopo, nel 1939, il romanzo “Furore”. Un one man show epico e lirico, realista e visionario, sempre sorprendente per la sua dolorosa, urgente attualità.
“Un one man show epico e lirico, realista e visionario” ha spiegato l’adattatore Emanuele Trevi, “sempre sorprendente per la sua dolorosa, urgente attualità il cui controcanto è affidato al caleidoscopio di suoni realizzati dal vivo dal percussionista Giovanni Lo Cascio”.